venerdì 17 agosto 2012

Monsigor Lefebvre: "Vi è una lotta condotta all’interno della Chiesa per farne sparire il passato, per fare sparire la Tradizione della Chiesa".

Conferenza stampa di
Mons. Marcel Lefebvre

in vista delle consacrazioni episcopali del 30 giugno 1988

  Ecône, 15 giugno
1988

 
Ci siamo permessi di invitarvi come già abbiamo fatto tredici anni fa, nel 1975, al momento di avvenimenti difficili fra Roma ed Ecône e che ci riguardavano. Siamo di nuovo, si potrebbe dire, ad un’estate calda.

Prima di arrivare agli avvenimenti di questi ultimi giorni e dei giorni prossimi, vorrei prima di tutto farvi una piccola esposizione, così che comprendiate meglio la situazione e nei resoconti che scriverete nei giornali possiate riportare, in quanto possibile, dei racconti obiettivi.

Occorre piazzare gli avvenimenti che accadono oggi e che accadranno domani – in particolare la consacrazione episcopale dei quattro giovani vescovi del 30 giugno – nel contesto delle nostre difficoltà con Roma, non solo dopo il 1970, dopo la fondazione di Ecône, ma dopo il Concilio.

Al Concilio, io e in certo numero di vescovi abbiamo lottano contro il modernismo e contro gli errori che stimavamo inammissibili e incompatibili con la fede cattolica. Il problema di fondo è questo. Si tratta di un’opposizione formale, profonda, radicale, contro le idee moderne e moderniste che sono passate attraverso il Concilio.

Voi mi direte: ma cos’è che vuole dire con questo?

Ebbene, vi citerò alcuni elementi di questo modernismo. Per esempio l’accettazione dei Diritti dell’Uomo del 1789.
Parlo del diritto comune nella società civile di tutte le religioni, cioè il principio della laicità dello Stato.
Parlo dell’ecumenismo o l’associazione di tutte le religioni. È Assisi, è Kyoto, sono le visite alla Sinagoga, al tempio protestante.
E nella Chiesa, parlo della collegialità, con i sinodi, con le conferenze episcopali, parlo del cambiamento della liturgia, del cambiamento della catechesi, dell’aumento della partecipazione dei laici e delle donne negli ambiti religiosi.

Voi ne avete parlato nei vostri giornali, conoscete bene queste cose, perché tutto questo è apparso in occasione dei sinodi di Roma.

 
Parlo della negazione del passato della Chiesa. Vi è una lotta condotta all’interno della Chiesa per farne sparire il passato, per fare sparire la Tradizione della Chiesa.
Parlo di questa continua persecuzione contro coloro che vogliono restare cattolici, come lo erano i papi prima del Vaticano II.

Ecco qual è la nostra posizione. Noi continuiamo ciò che i papi hanno insegnato e hanno fatto prima del Vaticano II. Noi ci opponiamo a ciò che adesso hanno fatto i papi Giovanni XXIII, Paolo VI e Giovanni Paolo II, perché hanno compiuto una rottura con i loro predecessori. Noi preferiamo la Tradizione della Chiesa all’opera di pochi papi che si oppongono ai loro predecessori.

Tuttavia, nel corso di questi anni abbiamo voluto conservare i contatti con Roma, da dopo il 1976, quando abbiamo ricevuto la «sospensione a divinis» perché continuavamo a fare delle ordinazioni sacerdotali. Abbiamo voluto conservare i contatti con Roma sperando che la Tradizione ritrovasse un giorno i suoi diritti. Ma è stato tempo perso.

Di fronte al rifiuto di Roma di prendere in considerazione le nostre proteste e le nostre richieste di ritorno alla Tradizione e al cospetto della mia età – poiché io oggi ho 82 anni, sono nel mio 83 anno, ed è evidente che sento avvicinarsi la fine – mi serve un successore. Non posso lasciare cinque seminari sparsi nel mondo senza un vescovo che possa ordinare questi seminaristi, poiché non si possono fare dei sacerdoti senza un vescovo. E fintanto che non ci sarà un accordo con Roma, non ci sarà alcun vescovo che accetterà di fare delle ordinazioni. Dunque mi trovo in un assoluto vicolo cieco e di fronte ad una scelta: o morire e lasciare i miei seminaristi nell’abbandono, lasciare orfani i miei seminaristi, o fare dei vescovi. Non ho scelta.
Allora ho chiesto a Roma più volte: lasciatemi fare dei vescovi, permettetemi di avere dei successori. È per questo che lo scorso 29 giugno [1987] ha fatto un’allusione chiara nella mia predica qui a Ecône in occasione dell’ordinazione dei seminaristi. Dissi che avrei fatto delle consacrazioni episcopali perché Roma non vuole ascoltarmi, non vuol capire e ci abbandona. Io mi vedo obbligato a darmi dei successori. Di conseguenza il prossimo 25 ottobre consacrerò dei vescovi per la mia successione.
Grande agitazione a Roma!

Fu a partire da quella dichiarazione che Roma si è smossa, profondamente, e così ho ricevuto una lettera il 28 luglio, dopo aver incontrato il cardinale Ratzinger il 14 luglio, al quale dissi: «o Roma mi permette di fare dei vescovi o me li faccio da me». Nella sua lettera del 28 luglio il cardinale Ratzinger mi rispose: «Per quanto riguarda i vescovi bisogna attendere che la vostra Fraternità venga riconosciuta. Per il resto, possiamo forse farvi delle concessioni, sulla liturgia, sull’esistenza dei vostri seminari e poi come di regola inviarvi un visitatore».

In effetti, io avevo chiesto una visita perché ci conoscessero, visto che non ci conoscono, che non vengono a vederci. Vi è stata dunque un’apertura da parte di Roma, in quel momento.
Confesso che ho molto esitato. Dovevo accettare questa apertura o dovevo rifiutarla? Ero molto portato a rifiutarla perché non ho alcuna fiducia in queste autorità romane, devo dirlo, poiché le loro idee sono completamente opposte alle nostre. Non siamo affatto sulla stessa lunghezza d’onda, dunque non avevo alcuna fiducia.

Siamo sempre stati perseguitati, era ancora l’epoca di Port-Marly, della persecuzione di Don Lecareux per le sue parrocchie, approvate da Roma peraltro, visto che i vescovi sono approvati da Roma. Tutto questo non ci ispirava affatto la fiducia di metterci nelle mani di Roma, di una Roma che combatteva la Tradizione.

Tuttavia abbiamo voluto fare uno sforzo: proviamo, andiamo a vedere quali possono essere le disposizioni di Roma nei nostri confronti. È con questo spirito che sono andato a Roma e che in seguito abbiamo ricevuto la visita del cardinale Gagnon. Sembra che questa visita sia stata favorevole. Confesso che non ne so niente, poiché non ho ricevuto una sola parola sul risultato di questa visita che ha avuto luogo sette mesi fa. L’ho detto al cardinale Ratzinger: è inammissibile. Si effettua una visita per sapere se noi facciamo bene, se facciamo male, se ci sono dei rimproveri da muoverci, se ci sono dei complimenti da farci, e non ci si dice niente. Non ho saputo niente della visita del 1974 dei due prelati belgi che sono venuti a visitare il seminario già quattordici anni fa. Non mi è mai arrivata una sola riga che mi dicesse quale fosse stato il risultato di quella visita.

Allora, il cardinale Gagnon è venuto e in seguito ci sono stati proposti dei colloqui per realizzare un protocollo che predisponesse un accordo destinato a mettere in essere le istituzioni che avrebbero retto la Tradizione.
E questi colloqui ci sono stati.
Confesso che io stesso avrei voluto partecipare al primo di questi colloqui, ma loro hanno preferito che io non ci fossi e che designassi un teologo e un canonista. È quello che feci. Designai Don Tissier de Mallerais e Don Laroche perché si recassero a Roma, per incontrarsi con i rappresentanti del cardinale Ratzinger. Questi erano in tre: un teologo, un canonista e il Padre Duroux che presiedeva la riunione.

Una prima redazione venne approntata dopo quarantotto ore, essa regolava le questioni dottrinali e le questioni disciplinari. Noi fummo sorpresi di vedere che volevano farci firmare un testo dottrinale. Dopo l’apertura dimostrata l’anno prima dal cardinale Ratzinger con la sua lettera del 28 luglio, non erano più in ballo dei problemi dottrinali. Fummo quindi un po’ sorpresi che ci si rimettesse sotto gli occhi ciò che era stato oggetto di incomprensioni per quindici anni.
La nostra opposizione era dovuta precisamente a questioni dottrinali. Ma dal momento che l’articolo 3 della parte dottrinale del protocollo assicurava che potevamo riconoscere che nel Concilio, nella liturgia e nel Diritto Canonico, vi fossero dei punti che non erano perfettamente conciliabili con la Tradizione, la cosa ci soddisfaceva. In qualche modo ci si dava soddisfazione su questi punti. Questo ci permetteva di discutere certi punti del Concilio, della liturgia e del Diritto Canonico. Fu questo che ci permise di firmare questo protocollo dottrinale, senza il quale non l’avremmo firmato.

E poi si giunse alle questioni disciplinari. Vi era soprattutto la questione del vescovo, quella di un ufficio a Roma, nel quale Roma avrebbe avuto cinque membri e noi solo due. La cosa non ci piaceva molto. Discutemmo del fatto che in pratica eravamo messi in minoranza in questo ufficio di Roma, ma d’altra parte, in una certa misura eravamo esenti dalla giurisdizione dei vescovi.
Nel corso di una seconda riunione, questa volta con il cardinale Ratzinger e io stesso, insieme con i diversi teologi e canonisti, che avevano già discusso tra loro, giungemmo ad una conclusione accettabile, sulla carta.
Il cardinale Ratzinger firmò subito: io firmai ad Albano il 5 maggio.
Così il protocollo fu firmato.

mercoledì 15 agosto 2012

Monsignor Marcel Lefebvre: "Lettera aperta ai cattolici perplessi"...

18. Šv. Dvasios tėvų kongregacijos vyresnysis
DOCUMENTO IN LINGUA INGLESE...An Open Letter to Confused Catholics by Archbishop Marcel Lefebvre...

 Coetus internationalis patrum

sabato 11 agosto 2012

Monsignor Lefebvre: "Roma ha perso la fede, cari amici, Roma è nell'apostasia. Queste non sono parole, non sono parole (sparate) in aria che vi dico, è la verità! Roma è nell'apostasia. Non si può più dare fiducia a questa gente".


L’anziano Arcivescovo Marcel Lefebvre ebbe a scrivere  il 29 giugno 1976, in occasione della sospensione a divinis comminatagli da Paolo VI, la riflessione:
“Che la Chiesa Conciliare è una Chiesa scismatica, perché rompe con la Chiesa Cattolica quale è sempre stata. Essa ha i suoi nuovi dogmi, il suo nuovo sacerdozio, le sue nuove istituzioni, il suo nuovo culto, tutti già condannati dalla Chiesa in molti documenti, ufficiali e definitivi.
“Questa Chiesa Conciliare è scismatica, perché ha preso per base per il suo aggiornamento, principi opposti a quelli della Chiesa Cattolica, come la nuova concezione della Messa espressa ai numeri 5 della Prefazione al [decreto] Missale Romanum e 7 del suo primo capitolo, che attribuisce all’assemblea un ruolo sacerdotale che non può esercitare; come similmente il naturale — vale qui a dire divino — diritto di ogni persona e di ogni gruppo di persone alla libertà religiosa.
“Questo diritto alla libertà religiosa è blasfemo, perché attribuisce a Dio scopi che distruggono la Sua Maestà, la Sua Gloria, la Sua Regalità. Questo diritto implica libertà di coscienza, libertà di pensiero, e tutte le libertà massoniche.
“La Chiesa che afferma tali errori è al tempo stesso scismatica ed eretica. Questa Chiesa Conciliare è, pertanto, non cattolica. Nella misura in cui Papa, vescovi, preti e fedeli aderiscono a questa nuova Chiesa, essi si separano dalla Chiesa Cattolica.”
Mons. Lefebvre, giusto un anno prima della sua consacrazione di quattro vescovi per la Fraternità S. Pio X, in una Lettera ai Futuri Vescovi del 29 agosto 1987, esprimeva quanto segue:
“Miei cari amici,
“La Sede di Pietro e i posti di autorità in Roma essendo occupati da anticristi, la distruzione del Regno di Nostro Signore viene condotta rapidamente anche dentro il Suo Corpo Mistico quaggiù, specialmente attraverso la corruzione della Santa Messa che è sia la splendida espressione del trionfo di Nostro Signore sulla Croce — Regnavit a Ligno Deus — sia la sorgente dell’estensione del Suo regno sulle anime e sulle società.”

S.E. Mons. Castro Mayer in una intervista rilasciata al Jornal da Tarde affermava:
“La Chiesa che aderisce formalmente e totalmente al Vaticano II con le sue eresie non è, né potrebbe essere, la Chiesa di Gesù Cristo. Per appartenere alla Chiesa Cattolica, alla Chiesa di Gesù Cristo, è necessario avere la Fede, cioè, non mettere in dubbio o negare alcun articolo della Rivelazione. Orbene, la Chiesa del Vaticano II accetta dottrine che sono eretiche, come abbiamo visto” (The Roman Catholic, agosto 1985).









Nel novembre 1983, i Vescovi Lefebvre e Castro-Mayer inviarono a Giovanni Paolo II una Lettera aperta con un Manifesto Episcopale: La situazione della Chiesa, da venti anni, è tale che essa appare come una città occupata. Migliaia di sacerdoti e milioni di fedeli vivono nell’angoscia e nella perplessità a motivo della “autodemolizione della Chiesa”. Gli errori contenuti nei documenti del Vaticano II, le riforme postconciliari, e particolarmente la Riforma liturgica, le false concezioni diffuse da documenti ufficiali, gli abusi di potere compiuti dalla gerarchia, li gettano nel turbamento e nel disagio. […]

Mons. Castro-Mayer in un’intervista al Jornal da Tarde di San Paolo, che è stata intitolata «La Chiesa di Giovanni Paolo II non è la Chiesa di Cristo», dichiarò pubblicamente che il Vaticano II, con la dichiarazione Dignitatis humanae, ha proclamato eresie oggettive per cui: La Chiesa che aderisce formalmente e totalmente al Vaticano II con le sue eresie, non è né può essere la Chiesa di Gesù Cristo. Quelli che seguono o applicano tale dottrina dimostrano una pertinacia che normalmente configura l’eresia formale. Ancora non li abbiamo accusati categoricamente di tale pertinacia  per dirimere la minima possibilità d’ignoranza su questioni così gravi. Ma se può non essere chiara la pertinacia nell’effettiva offesa alla Fede, questa pertinacia si manifesta nell’omissione di difenderla.
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venerdì 10 agosto 2012

RATZINGER GIUDICATO dall'Arcivescovo Lefebvre....

RATZINGER JUGÉ PAR MGR LEFEBVRE
« Personnellement, j’allais avec la méfiance… J’ai toujours eu un sentiment de méfiance et je dois avouer que j’ai toujours la pensée que tout ce qu’ils font, c’est pour arriver à nous réduire à accepter le Concile et à accepter les réformes postconciliaires » (Mgr Lefebvre, 1988).
 

Alors que le ralliement de la FSSPX à l’église Conciliaire se précise de jour en jour (comme nous vous l’annoncions dès mardi, Mgr Fellay a été reçu ce mercredi 13 juin par “Mgr” Levada qui lui communiqua la décision de Benoît XVI concernant l’intégration de la FSSPX dans l’église Conciliaire), plusieurs documents et sermons émanant de membres de la FSSPX s’exprimant sur le sujet ont été rendus publics sur Internet ces dernières semaines.
Les documents majeurs sont bien évidemment les deux lettres échangées[1] entre Mgr Fellay et les trois autres évêques de la FSSPX. Ce qui a entraîné des cris d’orfraie poussés par la direction de la FSSPX à la divulgation de ces lettres, n’hésitant pas à qualifier cet acte de « péché grave ». Au contraire de la direction de la FSSPX qui ne sera donc pas arrivée à instaurer le black-out total sur ses manœuvres, nous nous réjouissons de cette divulgation tout comme de la diffusion des récents sermons (même très imparfaits) de quelques prêtres de la FSSPX.
Nous espérons que d’autres membres de la FSSPX se prononceront publiquement contre Mgr Fellay et son acte d’apostasie, mais nous espérons surtout que ces prêtres puissent un jour sortir de leur aveuglement afin qu’ils comprennent les raisons profondes du ralliement-trahison de leur Supérieur et parviennent enfin à rejeter ces erreurs doctrinales abominables qui sont à l’origine de la dérive et du naufrage de l’œuvre de Mgr Lefebvre (considérer l’église Conciliaire comme l’Église catholique, présenter un apostat comme le Vicaire de Notre Seigneur, refuser de reconnaître l’invalidité des nouveaux sacrements…).
Quoi qu’il en soit, avec tout ce qui a été dit, tout ce que les sites amis et nous-mêmes avons écrit depuis des années, les fidèles savent désormais à quoi s’en tenir.
D’égale importance est une conférence[2] donnée par l’abbé de la Rocque avant la fin du Carême sur les négociations entre la FSSPX et Rome. L’abbé de la Rocque est un des quatre « théologiens de la FSSPX » qui prirent part aux fameuses « discussions doctrinales » entre l’église Conciliaire et la FSSPX. Publiée récemment (le 12 mai) sur le forum internet Fecit[3], cette conférence par laquelle l’abbé de la Rocque tente de justifier l’action de Mgr Fellay est une compilation des aberrations couramment enseignées dans les chapelles de la FSSPX.
Chez les prêtres de la FSSPX, on va de l’opposition radicale au ralliement (abbé Grosso, abbé Cardozo, abbé Chazal, abbé Pfeiffer, abbé Koller...) au soutien le plus total (abbé Schmidberger, abbé Wailliez, abbé Simoulin, abbé Rostand...).
Le but de ce document n’est pas d’analyser les diverses lettres, conférences ou sermons publiés sur le ralliement.
Après un rappel de ce que disait Saint Pie X sur le modernisme, nous ferons un exposé de plusieurs paroles de Mgr Lefebvre pour montrer quelle était son opinion sur le  Cardinal  Ratzinger. Pour conclure, nous verrons quelques uns des moyens employés par certains membres de la FSSPX pour que les fidèles se taisent et acceptent docilement le futur ralliement.

I) Le moderniste : le pire ennemi de l’Église.
Il est opportun de reprendre la définition que donnait Saint Pie X des modernistes dans son encyclique Pascendi publiée en 1907. Voici donc ce que le Saint Pape disait :
« Ces hommes-là peuvent s'étonner que Nous les rangions parmi les ennemis de l'Église. Nul ne s'en étonnera avec quelque fondement qui, mettant leurs intentions à part, dont le jugement est réservé à Dieu, voudra bien examiner leurs doctrines, et, conséquemment à celles-ci, leur manière de parler et d'agir.

Sullo stato di necessità...di S. Ecc. Mons. Marcel Lefebvre...

Omelia 
di S. Ecc. Mons. Marcel Lefebvre
Fondatore della Fraternità San Pio X
nella Santa Messa per la consacrazione dei
quattro nuovi vescovi della Fraternità



Ecône, 30 giugno 1988
 
In nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, Così sia!

Eccellenza, carissimo Mons. de Castro Mayer, miei carissimi amici, miei carissimi fratelli,


Eccoci qui riuniti per una cerimonia certamente storica e prima delle poche parole che voglio rivolgervi, vorrei darvi qualche informazione.


La prima di esse forse vi stupirà un po’, come ha sorpreso me stesso. Ieri sera, alle diciotto, è arrivato un inviato della Nunziatura di Berna con un plico contenente un appello del nostro Santo Padre il Papa, che, molto semplicemente, metteva a mia disposizione una vettura che doveva condurmi a Roma ieri sera stessa, per evitare che io facessi queste consacrazioni di oggi, senza dirmi il perché, né dove avrei dovuto recarmi a Roma. Io non lo so, ma ieri sera, alle diciotto, si metteva a mia disposizione una vettura per partire immediatamente per Roma. Giudicherete voi stessi della opportunità e della saggezza di questa richiesta. Io sono stato a Roma per diversi giorni nel corso di quest’anno, anche delle settimane. Il Santo Padre non mi ha invitato a venirlo a vedere. Io sarei stato indubbiamente felice di vederlo, se degli accordi fossero stati definitivi. Ecco l’informazione. Ve la comunico molto semplicemente così come l’ho appresa io stesso ieri da una lettera della Nunziatura.


Adesso, vi do alcune indicazioni a proposito della cerimonia e di come potrete avere informazioni sul significato di questa cerimonia. I futuri consacrati, i futuri vescovi, hanno già prestato nelle mie mani il giuramento che si trova nel libretto che un certo numero di voi hanno senza dubbio acquistato per seguire la cerimonia della consacrazione dei vescovi. Il giuramento è stato dunque già pronunciato, più il giuramento anti-modernista – com’era prescritto una volta per la consacrazione dei vescovi – più la professione di fede. Essi hanno quindi fatto questi giuramenti e questa professione, nelle mie mani, dopo il piccolo ritiro che si è svolto a Sierre in questi ultimi giorni. Non stupitevi dunque se inizieremo subito che gli interrogatori sulla Fede, la Fede che la Chiesa chiede a coloro che vogliono essere consacrati.


Poi, vi informo che, dopo la cerimonia, voi potrete certamente chiedere la benedizione di questi vescovi e baciare il loro anello. Non è costume della Chiesa baciare le mani del vescovo come si baciano le mani dei nuovi sacerdoti, come avete fatto ieri, ma si domanda loro la benedizione e si bacia il loro anello.

mercoledì 8 agosto 2012

Monsignor Lefebvre:"Carissimi amici, la cattedra di Pietro e le posizioni autorevoli a Roma sono occupate da degli anticristi"...

Lettera di Mons. Marcel Lefebvre  
ai futuri Vescovi  
della Fraternità San Pio X 29 agosto 1987


Fonte Unavox...
Advenita Regnum tuum

Ai signori abbé Williamson, Tissier de Mallerais, Fellay e de Galarreta.

Carissimi amici,
la cattedra di Pietro e le posizioni autorevoli a Roma sono occupate da degli anticristi, quindi la distruzione del Regno di Nostro Signore all’interno stesso del Suo Corpo mistico qui in terra prosegue rapidamente, specialmente con la corruzione della Santa Messa, splendida espressione del trionfo di Nostro Signore per mezzo della Croce, Regnavit a ligno Deus, e fonte dell’estensione del Suo Regno nelle anime e nelle società.

Così che appare con evidenza la necessità assoluta della permanenza e della continuazione del sacrificio adorabile di Nostro Signore, perché «venga il Suo Regno». La corruzione della Santa Messa ha comportato la corruzione del sacerdozio e l’universale decadenza della fede nella divinità di Nostro Signore Gesù Cristo.

Dio ha suscitato la Fraternità Sacerdotale San Pio X per il mantenimento e la perpetuità del suo sacrificio glorioso ed espiatorio nella Chiesa. Egli si è scelto dei veri sacerdoti, istruiti e convinti di questi divini misteri. Dio mi ha fatto la grazia di preparare questi leviti e di conferire loro la grazia sacerdotale per la perseveranza del vero sacrificio, secondo la definizione del Concilio di Trento.

Questo ci ha valso la persecuzione della Roma anticristo. Dal momento che questa Roma modernista e liberale prosegue la sua opera distruttrice del Regno di Nostro Signore, come provano Assisi e la conferma delle tesi liberali del Vaticano II sulla libertà religiosa (1), io mi vedo costretto dalla Divina Provvidenza a trasmettere la grazia dell’episcopato cattolico che ho ricevuta, affinché la Chiesa e il sacerdozio cattolico continuino a sussistere per la gloria di Dio e la salvezza delle anime.

Quarant'anni al servizio della fede...

http://img379.imageshack.us/img379/192/immagine34vy1qp8.jpg
"Vi ho trasmesso quello che ho ricevuto"

Monsignor Lefebvre: ACCUSO IL CONCILIO, documento in inglese...

Il libro di Monsignor Lefebvre: ACCUSO IL CONCILIO, in Inglese.
I ringraziamenti vanno a Leonard, che me lo ha gentilmente mandato....

Monsignor Lefebvre: "La messa dell'eretico e diabolico Martin Lutero"...

Splendida conferenza di Monsignor Levebvre del 1975, sull'identificazione del Novus Ordo Missae con la Messa di Lutero. Facciamo notare che quelle particolarità della Messa di Lutero (come l'intera Preghiera Eucaristica cantata, compresa la Consacrazione) che non furono inserite nel Novus Ordo, sono invece presenti nell'Eucarestia celebrata dal Cammino Neocatecumenale, ulteriormente protestantizzata rispetto alla Messa di Paolo VI. (Il sottolineato è originale, mentre il grassetto è stato inserito da noi per evidenziare la perfetta uguaglianza tra la dottrina di Lutero e quella di Kiko Arguello)

LA MESSA DI LUTERO
Marcel lefebvre Conferenza 
tenuta a Firenze il 15 Febbraio 1975

Parlerò questa sera della Messa di Lutero e della Messa del nuovo rito. Perché questo paragone fra la Nuova Messa e la Messa di Lutero? Per­ché lo dice la storia: la storia oggettiva non è di mia creazione. (Monsignore mostra un libro su Lutero, pubblicato nel 1911: "Dal Luteranesimo al Protestantesimo" - di Leon Cristiani). Questo libro tratta della riforma liturgica di Lutero. E' scritto in un tempo in cui l'autore non conosce­va né la nostra crisi, né il nuovo rito; l'ha  per ciò scritto senza secondi fini.
Prima di tutto vorrei fare la sintesi dei principi  fondamentali della Messa, per richiama­re alla nostra memoria la bellezza, la profonda grandezza spirituale della nostra Messa, il po­sto della nostra Messa nella nostra Santa Chiesa. Che cosa di più bello Nostro Signore Gesù Cristo poteva dare all'umanità, di più prezioso, di più santo, alla Sua Santa Chiesa, alla Sua Sposa, la Chiesa, sul Calvario, quando moriva sulla Croce? Il Suo Sacrificio.
Il Suo Sacrificio: la Sua Persona che conti­nua il Suo Sacrificio, Egli l'ha dato alla Chiesa nel momento in cui moriva sulla Croce. Da allora questo Sacrificio era destinato a perpetuarsi e a rimanere attraverso i secoli, nel modo in cui Egli l'aveva istituito, contemporaneamente al Sacerdozio.


Quando, nella Santa Cena, Gesù ha istituito il Sacerdozio, lo ha istituito per il Sacrificio, il Sacrificio della Croce, poiché questo Sacrificio è la sorgente di tutti i meriti, di tutte le grazie, di tutti i Sacramenti: e' la sorgente di tutta la ricchezza della Chiesa. Questo dobbiamo ricordarcelo, avere sempre presente questa realtà: realtà divina.
Dunque è  il Sacrificio della Croce che si rinnova sui nostri altari e il Sacerdozio è in rapporto, in relazione essenziale con il Sacrificio. Non si comprende il Sacerdozio senza il Sa­crificio, poiché  il Sacerdozio e' fatto per il Sacrificio. Potremmo anche dire: e' l'Incarnazione di Gesù Cristo attraverso i secoli:  usque ad  finem  temporum  il Sacrificio della Messa verrà offerto.

Monsignor Marcel Lefebvre: "Ma esistono i fatti, che ci volete fare? Noi non possiamo negarli".


IL VATICANO II È IN ROTTURA CON LA TRADIZIONE
Lo spirito del Vaticano II è uno spirito distruttore della Chiesa e il nuovo magistero conciliare è in rottura con la Tradizione, come spiega Mons. Lefebvre in una conferenza spirituale tenuta ai seminaristi di Écóne il 29 settembre 1975.
 
 Non è possibile per noi sottometterci a questo spirito distruttore della Chiesa. Lo si vede, i fatti ce lo dimostrano tutti i giorni. Que­sto spirito nato, dal Concilio e dalle riforme del Concilio e dagli orientamenti post-conciliari, sta distruggendo la Chiesa in tutti i campi. Allora noi, noi vogliamo rimanere saldamente attaccati alla Tradizione, al magistero di sempre, al successore di Pietro come successore di Pietro, e al maestro di verità che è il successore di Pietro, al Vicario di Nostro Signore Gesù Cristo. Se questo Vicario, per un disegno incredibile della Provvidenza, un permesso conces­so dalla Provvidenza, se questo Vicario ci porta volontariamente o involontariamente, io non lo so, non posso giudicare la coscienza del Santo Padre ma se ci porta al protestantesimo, al neo-moder­nismo e alla distruzione della Chiesa, noi siamo costretti a dire: no, no. In questo non è più il successore di Pietro a parlarci, non è più la Tradizione che ci viene data, non è più il magistero della Chie­sa di sempre. Allora no, noi non possiamo...Proprio perché siamo attaccati alla Tradizione, perché siamo attaccati al magistero della Chiesa di sempre, noi non possiamo sottometterci a un magistero che distrugge questo magistero, che distrugge questa Tradizione, che distrugge i sacramenti, il sacrificio della Messa, che distrugge il catechismo che esprimeva la nostra fede, che distrugge le congregazioni religiose che esprimevano ciò che c'era di più bello e di più santo nella Chiesa: la devozione delle anime a Dio e infine al sacrificio della Messa, all'oblazione della Messa. Questo è impossibile, non si può al tempo stesso essere attaccati a tutte queste cose che sono il tesoro della Chiesa e contemporaneamente dilapidarle.
Che volete, io voglio attenermi, voglio mantenermi nella verità; io spero - lo chiedo ogni giorno al Buon Dio  di non trascinarvi in una strada sbagliata. Molto sinceramente, io non lo credo, perché non si può sbagliare strada quando si continua ciò che la Chiesa ha fatto per venti secoli: noi non facciamo nient'altro, e, come vi ho detto molto spesso, voi non seguite me, non è me che seguite, è la Chiesa, è la Tradizione, è la Tradizione della Chiesa, è la fede della Chiesa, è il magistero della Chiesa. Voi avete la biblioteca a vostra disposizione, potete cercare in tutti i libri, cercare in tutta la patrologia, tutti i dizionari di teologia, tutta la storia dei concili. Avete tutto a vostra disposizione, andate a vedere se quello che vi si insegna qui è contrario a quello che la Chiesa ha insegnato per venti secoli. Voi li avete, potete prendere i libri e venirci a dire: "Ma quello che dite è falso, ecco quello che ha insegnato la Chiesa per venti secoli, voi dite il contrario". Se è vero, ebbene allora non abbiamo più che da chiudere il seminario. È proprio perché siamo talmente convinti che sia questa la via e la verità; la Chiesa non ha potuto sbagliarsi per venti secoli, non è possibile, oppure, o tutti questi santi nati dalla Chiesa, tutto ciò è un'illusione, non è possibile.

http://www.crisidellachiesa.com/articoli/massoneria/azione_giudaico_massonica/vaticano_II_massoneria.jpg
Ora, c'è stata certamente una rottura a partire dal Vaticano II È lo spirito nuovo, una riforma, una nuova Chiesa, una Chiesa liberale, una Chiesa riformata, simile alla Chiesa riformata di Lutero, in definitiva, che si è introdotta nella Chiesa cattolica. Non è più la Chiesa cattolica. Si dirà: "Ma non è possibile... Il Santo Padre non può...". È un mistero, perciò si può dire che il Santo Padre non è infallibile in tutto quel che dice, in tutto quel che fa. Non è santo in tutto quel che fa e in tutto quel che dice. Tutta la storia della Chiesa lo dimostra. Allora, noi abbiamo avuto dei Papi straordinari per circa un secolo, e sicuramente oggi siamo un po' sviati. Ma esistono i fatti, che ci volete fare? Noi non possiamo negarli.

martedì 7 agosto 2012

Monsignor Marcel Lefebvre: "Come un successore di Pietro ha potuto, in così poco tempo, causare più danni alla Chiesa che la Rivoluzione dell' ' 89?"...


"Come un successore di Pietro ha potuto, in così poco tempo, causare più danni alla Chiesa che la Rivoluzione dell' ' 89? (... ). Abbiamo veramente un papa oppure un intruso seduto sulla cattedra di Pietro? Beati coloro che sono vissuti e che sono morti senza doversi porre una simile questione!".
Tale è l'interrogativo che si pone mons. Lefebvre in Cor Unum, bollettino interno della Fraternità, l'8 novembre 1979. Si tratta del defunto papa Paolo VI - come già nell'estate calda del 1976 - ma si tratterà anche ben presto di Giovanni-Paolo II.
"Come può avvenire, date le promesse di Nostro Signore Gesù Cristo al suo Vicario, che questo medesimo Vicario possa nello stesso tempo, da sé o per mezzo di altri, corrompere la fede dei fedeli?".
Alcuni dicono: professa delle eresie, ha promulgato la libertà religiosa, ha firmato l'art. 7 del Novus Ordo Missae; ora una eretico non può essere papa, dunque non è papa, dunque non gli si deve l'obbedienza. Si tratta di una logica semplice e comoda che riposa su di una opinione teologica che degli autori seri hanno sostenuto in astratto. Ma, in concreto, si può affermare l'eresia formale di un papa? Chi avrà l'autorità per farlo? Chi farà al pontefice le monizioni necessarie per constatarlo? Inoltre questo ragionamento, in pratica, "mette la Chiesa in una situazione inestricabile. Chi ci dirà dov'è il futuro papa? Come potrà essere designato, dal momento che non vi sono più cardinali" poiché il papa non è papa? "Questo spirito è uno spirito scismatico". D'altra parte "la visibilità della Chiesa è troppo necessaria perché Dio possa ometterla per dei decenni".
Alla "logica teorica" di un Padre Guérard des Lauriers, mons, Lefebvre preferisce "una sapienza superiore: la logica della carità e della prudenza".
"Forse un giorno, fra trenta o quarant’anni, una sessione di cardinali riunita da un futuro papa studierà e giudicherà il pontificato di Paolo VI; forse dirà che vi sono elementi che avrebbero dovuto saltare agli occhi dei contemporanei, delle affermazioni di questo papa assolutamente contrarie alla Tradizione.
Preferisco, sino ad ora, considerare come papa colui che, per lo meno, è sul soglio di Pietro; e se un giorno si scoprisse in modo certo che questo papa non era papa, avrò tuttavia fatto il mio dovere.
Al di fuori dei casi in cui usa del suo carisma di infallibilità, il papa può errare. Perché dunque scandalizzarci e dire: "Allora non è più papa", come Ario si scandalizzava delle umiliazioni del Signore che durante la sua Passione diceva "Mio Dio perché mi hai abbandonato?" e ragionava: "Allora non è Dio!". Non sappiamo fino a dove un papa "trascinato da non so quale spirito o da quale formazione, sottomesso a quali pressioni o per negligenza" possa condurre la Chiesa a perdere la fede; ma "noi constatiamo i fatti. Preferisco partire da questo principio: dobbiamo difendere la nostra fede; su questo punto il nostro dovere è fuor di dubbio".
(Tratto da Marcel Lefebvre: una vita, di mons. Bernard Tissier de Mallerais, Clovis, Etampes, 2002, p. 532 s.)